IN 30 SECONDI
Gli studi hanno dimostrato che un’alimentazione povera di grassi e di colesterolo e al tempo stesso ricca di fibre e antiossidanti può rappresentare un fattore protettivo nei confronti di patologie degenerative come le demenze o l’Alzheimer mentre la carenza di sostanze nutritive può causare seri problemi dal punto di vista neurologico.
BIOGRAFIE IN 3 SECONDI
Ippocrate
(460 a.C. – 377 a.C. circa) Medico, geografo greco, è considerato il padre della medicina stabilendola come professione.
James Parkinson
(1755 – 1824) Medico, paleontologo e geologo britannico, per primo pubblicò un saggio in cui si descrivevano i sintomi della malattia di Parkinson.
Che il cibo sia la prima medicina per il nostro organismo lo si sa fin dall’antichità. Non a caso Ippocrate diceva, quasi 2.500 anni fa: “Fa’ che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”.
Non sorprende dunque che oggi si presti molta attenzione agli influssi che gli alimenti hanno, fra le altre, anche sulle malattie di origine neurologica, come sottolineato dalla Dott.ssa Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo.
C’è una correlazione tra alimentazione e malattie neurologiche?
«Sì, studi recenti hanno dimostrato che un’alimentazione povera di grassi e di colesterolo e al tempo stesso ricca di fibre e antiossidanti – quindi si parla soprattutto di frutta e verdura – può rappresentare un fattore protettivo nei confronti di patologie degenerative come le demenze o l’Alzheimer. Molto importanti sono anche i grassi insaturi, contenuti ad esempio nell’olio d’oliva, che rappresentano un fattore neuroprotettivo capace di modulare o addirittura diminuire l’attività infiammatoria di malattie come la sclerosi multipla».
L’alimentazione è fondamentale anche nell’ambito della cura di queste malattie?
«È molto importante, quando si curano le malattie neurodegenerative, prestare attenzione all’alimentazione che, se adeguata, può favorire gli effetti dei farmaci utilizzati. Nella malattia di Parkinson, ad esempio, l’adozione di una dieta ricca di frutta e verdura e povera di proteine facilita l’assorbimento della levodopa, il farmaco che è alla base della cura di questa malattia. Per questo in neurologia il ruolo dell’alimentazione viene considerato tanto importante quanto quello delle terapie farmacologiche in uso. Un’alimentazione non adeguata può infatti contrastare gli effetti della terapia in atto, vanificandone gli effetti positivi».
L’alimentazione, dunque, può avere effetti positivi ma può averne anche di negativi.
«Sì, certo. La carenza di sostanze come gli zuccheri può causare problemi anche seri dal punto di vista neurologico, così come il consumo eccessivo di sostanze come l’alcol, che possono essere alla base di danni anche gravi al sistema nervoso centrale e periferico. Detto questo, bisogna in ogni caso avere ben presente che un’alimentazione mirata può servire a gestire in modo adeguato le malattie neurodegenerative e ad evitarne ulteriori complicanze ma non può evitare del tutto il danno, spesso severo, che queste stesse malattie provocano al nostro cervello».
Dott.ssa Paola Merlo
Fonte: Humanitas Salute – Immagine: shutterstock/Antonina Vlasova
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